Dalla Social Tv al Social Commerce – Parte 1
I brand al centro delle discussioni e delle attività delle audience
Molte volte, guardando un film o un programma televisivo, capita di fare caso a prodotti e brand inseriti, sempre più scientificamente, all’ interno del contenuto. Magari non saranno mostrati con la stessa “classe” di Stanis La Rochelle che in una puntata di Boris, appunto intitolata “No Logo”, riesce a pubblicizzare una merendina e un cavatappi durante e dopo un’operazione chirurgica (ma del resto la scuola di Marcel Marceau non sta lì sul curriculum per niente), però è un fatto che la presenza dei brand nei contenuti televisivi è sempre più capillare. In questo articolo si cercherà di analizzare come il contesto della social tv possa aiutare i brand a potenziare le strategie di placement nei contenuti televisivi.
“I’m trying to relax”
La presenza sempre più diffusa dei brand in tv, da una parte è dovuta a un consolidamento delle pratiche di product placement, che finalmente stanno sedimentandosi nei piani di brand e produzioni anche in Italia (dopo una lunga incubazione iniziata con il decreto Urbani del 2004), e dall’altra è collegata alla funzione narrativa dei brand stessi, capaci, al di là del lato economico, di apportare significati e informazioni alla storia. Un product placement ben integrato aumenta il realismo della narrazione ed è segno della presenza sempre più pervasiva dei brand nella vita di tutti i giorni. Da un certo punto di vista, l’audience si aspetta di trovare e riconoscere prodotti e servizi, perché è quello che succede quotidianamente nella “realtà” e ancora di più sulle newsfeed dei Social Media, in cui il contatto tra utente e brand è continuo e non più strutturato secondo una logica “spot”.
Facendo un passo in avanti, bisogna chiedersi se questo interesse è tramutabile in azioni e “conversion” da parte degli utenti. Si parte da una base importante: secondo una ricerca di Global Web Index relativa al secondo trimestre del 2015, di cui abbiamo iniziato a scrivere qualche giorno fa, ben il 28% degli intervistati hanno cercato prodotti da acquistare durante la fruizione di contenuti televisivi, dunque in modalità second screen. Non viene specificato se la ricerca dei prodotti è innescata da una presenza degli stessi prodotti nel programma televisivo, ma in ogni caso emerge una propensione allo “shop-while-you-watch” delle audience, come attività di accompagnamento della fruizione televisiva. Del resto sono molte le iniziative e i progetti che stanno crescendo attorno al mondo del “t-commerce” anche qui in Italia, come dimostra l’interessante esperienza di Movym.
lo “shop while you watch” di Movym
L’opportunità da cogliere, quindi, sta nella possibilità di incanalare questa naturale propensione al contatto con i brand durante la fruizione, progettando piattaforme ed app specifiche di second screen che forniscano tutte le informazioni che le audience cercano spontaneamente, fino ad arrivare alla possibilità di acquisto diretto. Sotto un altro punto di vista, emerge anche la necessità di espandere e rilanciare le strategie di product placement anche sui social media, in modo da sfruttare, in ottica crossmediale, l’investimento fatto inizialmente per la televisione.