La TV del 2016: la Rai si rifà il look
“La TV del 2016” è una serie di articoli di approfondimento e riflessione sui principali avvenimenti dello scorso anno legati all’industria televisiva italiana ed internazionale.
Il 2016 è stato un anno di grandi eventi che hanno riguardato da vicino il servizio pubblico televisivo come le Olimpiadi di Rio o gli Europei di calcio. Con l’arrivo dell’autunno, la Rai ha anche affrontato un’importante sfida interna, ovviamente non scevra da critiche (una consuetudine quando si parla di via Mazzini).
A metà settembre, la Rai ha cambiato veste, attraverso un processo di restyling che ha coinvolto i canali principali e le piattaforme web del gruppo.
Dopo 6 anni è stato abbandonato il classico quadrato, ma la linea cercata è quella della continuità; come si legge nel comunicato ufficiale di lancio, il design scelto “affonda le proprie radici nella tradizione modernista, dove l’approccio minimale è sinonimo di semplicità e di un’immagine più inclusiva e immediata”.
Una scelta fatta anche in ottica web; gli elementi definiti e i colori piatti si sposano benissimo con la comunicazione web e sui social.
La novità più importante però non riguarda l’aspetto del servizio pubblico ma il suo netto cambio di rotta verso la fruizione dei suoi contenuti online. Rai.tv ha ceduto il passo a RaiPlay, una piattaforma che ha come unico scopo quello di favorire la fruizione dei contenuti video fornendo una migliore esperienza all’utente.
Media Player, Silverlight… anche se sono passati soltanto dieci anni dalla sua effettiva nascita (nel 2007), analizzare la storia di Rai.tv è quasi come ripercorrere per intero la storia del web. Il video è stato infatti la tipologia di contenuto che più di tutti gli altri ha spinto in avanti l’innovazione di internet, non soltanto per le necessità che poneva dal punto di vista della tecnologia, ma anche per l’evoluzione dei modelli di business dei network.
Fino al 2014 parte del catalogo Rai era infatti disponibile su YouTube, frutto di un accordo tra le due compagnie che portava nelle casse di via Mazzini circa 700mila euro l’anno. È sempre difficile convincere un utente a cambiare piattaforma; è più probabile che un utente normalmente abituato ad andare su YouTube cerchi e fruisca lì i contenuti.
Più che una piattaforma di catch-up tv, Rai.tv era quindi progettata per permettere agli utenti di seguire in diretta sul web la normale programmazione del servizio pubblico.
La piattaforma RaiPlay stravolge completamente questo obiettivo.
Come sottolinea nel comunicato stampa di lancio il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto “…i cittadini saranno liberi di fruire dei nostri contenuti dove e quando vogliono, avendo sempre e ovunque a disposizione tutta la nostra offerta.”
Il nuovo portale mira a sfruttare maggiormente l’enorme libreria di contenuti Rai, accumulata in oltre 60 anni di servizio pubblico. Scorrendo la piattaforma, all’utente vengono infatti presentate sezioni il cui scopo è proprio quello di far scoprire contenuti diversi.
Grazie ad un’interfaccia semplificata e ad una sezione personale, RaiPlay offre agli utenti una maggiore possibilità di personalizzazione dei contenuti da guardare, attraverso la selezione dei programmi preferiti.
Altro vantaggio è sicuramente quello di poter offrire, grazie alla nuova applicazione, una navigazione progettata per il traffico mobile e, di conseguenza, una migliore esperienza per l’utente.
Inutile negare che il design del nuovo RaiPlay ricorda un po’ quello di Netflix; d’altronde, grazie ad oltre 100 milioni di utenti sparsi in 190 paesi (dati statista) la piattaforma americana è una garanzia di successo.
Al netto dei gusti personali, non si può però negare come attraverso quest’opera di rinnovamento il servizio pubblico faccia un deciso salto in avanti per offrire agli utenti una piattaforma finalmente al passo con i tempi.
Gian Paolo Tavaglia, direttore Digital Rai, ha svelato i primi dati relativi all’utilizzo della nuova piattaforma: nell’ultimo trimestre dello scorso anno (il primo per RaiPlay) c’è stato un aumento dell’utilizzo superiore al 30% rispetto all’anno precedente.