Viceland: la tv del vizio
Lo scorso febbraio sulla tv via-cavo statunitense ha fatto il suo debutto Viceland, l’ultima creatura di una delle più famose, e innovative, media company a livello globale: Vice Media.
Da quando 22 anni fa ha fatto il suo esordio con una rivista di arte e cultura, la crescita della compagnia originaria di Montreal è stata continua, arrivando a toccare praticamente tutti gli ambiti dell’industria culturale; oggi Vice può vantare una presenza in oltre 20 paesi ed un valore stimato in 2,5 miliardi di dollari a fine 2014.
L’espansione nel settore dei video online è cominciata nel 2006, soprattutto attraverso l’uso del genere del documentario su consiglio dell’allora direttore creativo Spike Jonze; sin dall’inizio, l’intento di Vice è sempre stato abbastanza chiaro: raccontare l’attualità nuda e cruda, senza alcun freno e inibizione. Nel corso degli anni, questo modello di giornalismo è stato duramente criticato dall’informazione “tradizionale” (storico l’attacco di David Carr del NYT nel documentario “Page One“) con l’accusa di privilegiare la spettacolarità a discapito della qualità e dell’accuratezza della notizia. Rimane tuttavia indubbia, la potenza visiva ed espressiva del racconto nei documentari di Vice.
La popolarità di questi contenuti non rimane certo inosservata e nel 2013 avviene il debutto di Vice in prima serata; complice è il canale che per brand e contenuti si avvicina maggiormente: la HBO. La serie viene rinnovata (è in corso la 4a stagione) e sembra sempre più vicino l’accordo che vorrebbe una sorta di “fusione” tra l’editore e la compagnia di proprietà di Time Warner.
A novembre 2015 la mossa a sorpresa: viene annunciato lo sbarco definitivo in televisione; non all’interno del network HBO, ma andando a sostituire uno dei canali del gruppo A&E Networks (proprietario del 20% della compagnia), una delle società all’interno della galassia Walt Disney e quindi storico rivale proprio di Time Warner.
Anche se creati appositamente per il canale, al momento gli show prodotti non si differenziano molto dalla tipologie di contenuti grazie ai quali Vice ha costruito, nell’arco degli anni, il suo successo: in Weediquette si parla dei fenomeni legati alla Marijuana negli Stati Uniti; in Gaycation viene mostrata la discriminazione dei gay in varie zone del mondo, mentre in Balls Deep vengono indagate alcune fra le più particolari ed interessanti sottoculture americane.
Con l’arrivo in televisione, Vice ha aggiunto l’ultimo tassello alla propria offerta di contenuti, ormai disponibili su qualsiasi mezzo di comunicazione ed è proprio in quest’ottica che vengono venduti gli spazi pubblicitari. Viceland ha scelto di limitare l’inserimento di pubblicità tradizionali da 30 secondi, in favore di formati più lunghi che seguano la logica del native advertising e del branded content e che possano essere declinati sui diversi canali. Di recente, Vice ha infatti siglato un accordo per inserire la propria pubblicità all’interno del canale Snapchat; in questo modo gli inserzionisti acquistano dei pacchetti completi che comprendono gli spazi su qualsiasi mezzo.
Sarà forse questo il futuro della pubblicità in televisione?