Cosa guardi in tv?
La maggior parte dei Broadcaster include nei propri pacchetti d’offerta centinaia di canali, e nessun consumatore riesce a visionarli tutti. Il Report “Videoquake 3.0 – The evolution of tv’s revolution” analizza l’evoluzione di scenario in merito alla fruizione dei contenuti televisivi, e la strutturazione di una nuova modalità d’offerta; la skinny bundle.
Roma. Gli operatori satellite lo facevano già da tempo, ma con il passaggio al digitale terrestre la televisione tematica si è affermata come modello dominante. I Broadcaster hanno spalmato la loro offerta su più canali, raggiungendo pubblici che la televisione generalista difficilmente avrebbe intercettato, e offrendo nuove opportunità di business agli investitori pubblicitari.
Ne risulta una nuova strutturazione dell’offerta, organizzata in centinaia di canali, gratuiti e a pagamento, impossibile da seguire per intero.
L’istituto di ricerca PWC ha individuato il modo in cui i consumatori statunitensi selezionano i contenuti da visionare, e i nuovi pacchetti di offerta creati dai Broadcaster per far fronte alla drastica contrazione del numero di abbonati: le skinny Bundle.
Secondo il Report “Videoquake 3.0 – The evolution of tv’s revolution” la maggior parte dei consumatori si appresta alla visione dei contenuti televisivi solo facendo zapping oppure visionando gli spot promozionali in onda sulle reti. La tendenza non è nuova, da sempre il pubblico televisivo si è posto in ottica esplorativa anziché di ricerca del singolo contenuto, ma la strutturazione tematica dell’offerta esaspera questo tipo di pratica.
Ogni consumatore ha differenti abitudini di visione, e tutti vogliono ricevere il massimo dalle piattaforme per le quali hanno sottoscritto un abbonamento. Nessuno può visionare l’intera offerta contenuta nei pacchetti, soprattutto in modalità lineare, e l’avanzata degli operatori OTT, ha contribuito a determinare una lenta crescita dei servizi pay-tv.
La ricerca PWC ha evidenziato che il 78% degli intervistati ha dichiarato di essersi iscritto ad un servizio streaming Over-the-top nell’ultimo anno, in particolare Netflix, cresciuta di oltre il 20% in un solo anno.
Dalla ricerca è emersa però una considerazione interessante: oltre la metà dei rispondenti ha ammesso di essere iscritta a più di una piattaforma OTT, o ad un servizio pay-tv. Gli operatori OTT si pongono quindi in ottica integrativa rispetto all’offerta tradizionale.
Per questo motivo l’istituto ha evidenziato la strutturazione di una nuova modalità di distribuzione dell’offerta, capace di assecondare le abitudini di fruizione sempre più personalizzate dei nuovi pubblici. Essa prende il nome di skinny bundle, e consiste nell’offrire ai consumatori una selezione più ristretta di canali, all’infuori del pacchetto tradizionale.
Un pacchetto più piccolo e personalizzato offre agli spettatori libero accesso solo ai canali maggiormente visionati, e ai Broadcaster la possibilità di intessere una relazione più stretta con i propri abbonati.
In conclusione, l’analisi dei dati riportati da PWC mi permette di esprimere alcune considerazioni non solo sull’assecondare le rinnovate abitudini di consumo, ma anche sulla centralità dei contenuti televisivi.
Dal Report è emersa una crescita importante di Hulu, servizio video che offre la visione dei contenuti realizzati dai maggiori Broadcaster statunitensi e giapponesi, segno che la visione non si concentra su contenuti video di altro tipo, come già illustrato qui.
I dati sono validi per il mercato statunitense, ma facilmente estendibili alla nostra realtà. Per evitare un’importante emorragia di ascolti è necessario assecondare le esigenze dei nuovi pubblici, strutturando l’offerta in piccoli pacchetti altamente personalizzati, che permettano ai telespettatori di valorizzare a pieno la loro esperienza di visione.